Architettura tessile, lana, terra yuta e altre storie
Paola Anziché da sempre sperimenta e si esprime attraverso la tessitura, l’intreccio e la maglia. Una creazione in presa diretta sulla materia, con il piacere dell’indugiare su una forma, quasi per aiutarla ad apparire.
Il respiro architettonico dei suoi lavori emerge prepotente nel fatto di adottare la tessitura per creare spazi chiusi, avvolgenti, intimi in omaggio alla teoria secondo la quale l’origine dell’architettura coincide con l’avvio della tessitura. Quasi che la tessitura sia una tecnica per creare spazi prima che per rivestire il corpo.
“Uso semplicemente una materia – la fibra – e la lavoro, quasi per metterla alla prova. Coltivo il dubbio: non so cosa verrà fuori. Non succede quasi mai che mi prefigga un risultato.”
“Ho sempre pensato che le circostanze aleatorie abbiano un ruolo e che, in generale, il caso ‘apra’ il lavoro. Il fatto di non sapere che lavoro andrò veramente a creare, quale sarà l’immagine finale, crea nuove potenzialità perché l’opera si offre a chi la guarda (o la tocca e la muove), rendendosi disponibile ad essere “aperta” anche dagli altri. Nel caso degli “intrecci” – i lavori fatti con la stoffa – le forme sono emerse da sé, senza voler creare l’immagine di un paniere o di una cesta. Queste forme, piuttosto, sono il risultato dall’impossibilità di attorcigliare, di intrecciare, di lavorare questi materiali tra loro. Da questo limite si è generata la forma.”
“I materiali mi appassionano. Ho un approccio che parte dalla materia. Quando trovo dei materiali che mi attraggono la prima cosa che faccio è cercare di lavorarli per vedere il risultato di questa loro “chiamata”. Mi piace dire che vedere con le mani è l’espressione che descrive meglio il mio lavoro.”
PAOLA ANZICHE’ vive e lavora a Torino e Milano. Ad aprile il suo lavoro sarà esposto alla mostra “21st Century. Design After design” in occasione di XXII Triennale Esposizione Internazionale Milano. Nel 2017 parteciperà ad una mostra al Turner Contemporary invitata da Karen Wright, Margate, Inghilterra.
Photo courtesy of Paola Anziché