Per il consumatore è sempre più difficile comprendere il grado di autenticità ed effettiva sostenibilità ambientale dei prodotti offerti sul mercato.
Prendiamo spunto dal nuovo libro “Vestire buono, pulito e giusto” scritto da Dario Casalini edito da Slow Food Editore con prefazione di Carlo Petrini per alcuni approfondimenti sul tema della sostenibilità.
In effetti il primo testo che come dice Carlo Petrini ”… ha messo su carta, perché era necessario” tutti gli aspetti della filiera tessile, spesso ignorati da chi poi ne utilizza i prodotti, contribuendo così involontariamente ad accrescere ed accelerare processi deleteri e a regalare successo ad aziende brave a fare greenwashing, ma nella realtà lontanissime da processi sani ed etici.
“L’industria tessile riveste un ruolo primario, essendo una delle più inquinanti al mondo.
Composta da una filiera molto lunga che va dalla coltivazione, l’allevamento, la raccolta delle fibre naturali, o dalla produzione di fibre tessili artificiali o sintetiche, poi tinte e trasformate in filo o direttamente in tessuti, successivamente cuciti per realizzare i capi finiti nel fashion oppure imbottiti e prodotti per la decorazione della casa nell’arredamento, infine tutta la logistica successiva che deve considerare etichettatura, imballaggio fino al trasporto.
Ad oggi l’industria tessile nel suo complesso genera il 10% di emissioni di CO2 e consuma il 20% dell’acqua nei processi tintoriali, la seconda maggior causa di inquinamento delle acque, e immette nell’ambiente 90 mil di tonnellate di rifiuti solidi ogni anno tra cui le microplastiche rilasciate ad ogni lavaggio dagli indumenti in fibra sintetica.”
A questo proposito, come già citato nel nostro articolo “Tessile Sostenibile” del 5 giugno 2019 su questo stesso blog, il 60% della produzione tessile è destinata all’abbigliamento e del restante 40% una parte è relativa alla produzione di home textile.
Ciò nulla toglie all’importanza che la conoscenza della filiera produttiva, che sta dietro ai prodotti dedicati alla decorazione della casa, ha per le implicazioni di impatto ambientale, etico e sulla nostra salute.
La filiera produttiva che sta dietro ad un indumento, un accessorio, un tessuto per l’arredo della casa, un cuscino o un trapuntino che possiamo vedere esposto nella vetrina di un negozio è estremamente complessa e comporta numerose trasformazioni della materia prima che spesso avvengono in luoghi molto lontani fra loro.
Si parte dalla fibra tessile che può essere naturale – di origine vegetale come cotone, lino canapa - o animale – si pensi ai diversi tipi di lane e alla seta – artificiale – cioè realizzata dall’uomo a partire da una materia prima naturale, come la cellulosa per le viscose, tra cui il modal, il lyocell o tencel – o sintetica – frutto di sintesi chimica di polimeri di origine non naturale, come il poliammide o nylon, il poliestere e l’acrilico.
- • La fibra tessile deve poi essere trasformata in filo e quindi, ancora in fiocco oppure già trasformata in filato o in tessuto dovrà essere tinta, nei casi più virtuosi con sostanze chimiche non nocive o, come purtroppo accade in molte parti del mondo, con sostanze chimiche molto nocive, compresi metalli pesanti, come il cromo o il mercurio, il cui uso in Europa è vietato. E’ fondamentale sapere quali sostanze chimiche siano state impiegate, come siano state smaltite le acque reflue inquinate e inquinanti, con quale impatto ambientale e in quali condizioni lavorative avvengano la produzione e la tintura.
- • La tintura, inoltre, non crea soltanto un problema ambientale e di salute dei lavoratori impegnati nel processo, ma anche un rilevante problema per la salute di chi indosserà i capi d’abbigliamento o d’arredo realizzati con quei tessuti.
- • L’ultima fase che il prodotto tessile attraversa prima di arrivare in negozio per essere venduto, è la logistica che, in tutti i casi in cui la distanza fra l’atto del produrre e quello del consumare è massima, provoca un impatto negativo aggiuntivo alla qualità del prodotto nonché all’ambiente.
Impariamo ad informarci sempre sul prodotto che stiamo per acquistare, come facciamo per il cibo che mangiamo, perché la nostra pelle è l’organo più grande, opera come una spugna che per osmosi assorbe tutte le sostanze con cui viene a contatto trasferendole all’interno del nostro organismo.
Ma questo lo approfondiremo in uno dei prossimi articoli
Stay tuned