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Open House Torino 2017

Open House prima edizione torinese si è appena conclusa. Il format nato a Londra, che permette di visitare gratuitamente gioielli architettonici

lopificio open house torino 2017

Si è appena conclusa la prima edizione torinese dell’Open House. Il format nato a Londra venticinque anni fa da un’idea di Victoria Thornton permette di visitare gratuitamente gioielli architettonici solitamente preclusi al grande pubblico.

Dopo Roma e Milano, anche Torino ha infatti deciso di aderire a quest’iniziativa. Open House coinvolge oltre trenta città in tutto il mondo. Migliaia i visitatori che hanno sfidato il caldo di giugno per scoprire villini Liberty e dimore storiche, spazi verdi ed ex aree industriali convertite a nuova vita. I numeri parlano da soli: 111 i siti visitabili, di cui il 40% residenziale, 37.000 le visite, il tutto reso possibile grazie alla partecipazione di 300 volontari.

Torino ha proposto un’offerta culturale talmente ampia e stimolante che è stato possibile organizzare dei veri e propri canali tematici. Torino vista dall’alto o la scoperta del verde attraverso parchi e giardini nati dove prima c’erano realtà industriali, fino alla sorprendente bioarchitettura di Verde 25, sorta di “bosco abitabile” dove 63 famiglie convivono con quasi 200 alberi e numerosissime specie di piante.

Tra i percorsi più interessanti i luoghi religiosi, tra i quali la Sinagoga e la chiesa di Santa Pelagia, legata al convento di clausura delle Agostiniane, Le residenze d’epoca e gli spazi industriali riconvertiti. Forse proprio quest’ultimo percorso è stato quello che ha riscosso più successo. Poche città hanno saputo, infatti, reagire alla crisi degli ultimi decenni come Torino, riconvertendo i propri apparati produttivi a nuove destinazioni. Esemplari, ad esempio, sono i casi dell’ex Tobler, lo storico stabilimento in cui veniva prodotto il mitico Toblerone, che è stato trasformato in condomini per uso abitativo o del Lanificio di Torino che, dopo oltre settant’anni di attività, è stato ristrutturato per accogliere circa 120 imprese tra artigiani e impresari. Notevole anche la metamorfosi di Casa Ozanam dove una residenza per studenti ed operai è nata nei luoghi dell’omonima fonderia riconvertita, al termine del processo industriale, in un spazio multimediale con tanto di coworking e OrtoAlto, un giardino condiviso inaugurato a metà maggio.

Il primo Open House torinese è stato quindi un successo destinato a ripetersi. Il prossimo appuntamento è già stato fissato per il weekend del 9 e 10 giugno del 2018. Obiettivi centrati: aprire a migliaia di persone edifici solitamente chiusi ma, anche e soprattutto, chiarire quali sono i nuovi percorsi intrapresi dalla città sabauda. Dimostrando invidiabili capacità di adattamento e l’eleganza che le è consona, negli anni della crisi Torino ha saputo infatti accettare e rielaborare la chiusura delle sue aziende storiche, molte delle quali erano state portavoce dello stile italiani nel mondo, immaginando e promuovendo un futuro diverso, lo stesso che adesso esibisce orgogliosamente, incarnando lo spirito di un’epoca in evoluzione.

Perché Torino non è solo la Mole o il Museo egizio ma è una città fiera e bellissima, fatta di piccole sorprendenti realtà che si incasellano una nell’altra, formando un percorso temporale complesso e piacevolmente proteso verso il futuro.

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Photo credits (25 Verde) Michele D'Ottavio, (Casa Hollywood) Luca Ballarini

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